sabato 19 ottobre 2013

On Air! Cronaca di un debutto radiofonico (PARTE III)

Arrivai in anticipo e naturalmente il cielo volle ricordarmi che era contro di me. Il diluvio universale si era abbattuto su Roma nel tragitto tra casa e la sede della radio. Preso dai pensieri che continuavano a ripetersi in loop nella testa, avevo dimenticato di portare con me un ombrello, cosi dovetti aspettare che almeno non fossi colpito da gocce killer se fossi sceso dall'auto  Trascorse quasi un quarto d’ora e la pioggia aveva deciso che in questo braccio di ferro di pazienza tra noi due, avrebbe vinto lei. Sospirai e consapevole che mi sarei presentato come un pulcino nero bagnato al mio primo giorno di diretta, aprii la portiera e corsi verso gli studi radiofonici. Per mia somma fortuna risposero al citofono velocemente e cosi non mi bagnai troppo, anche se mi sentivo ugualmente impresentabile. Avevo curato l’abbigliamento e i capelli per questa Prima come non avevo mai fatto in precedenza. Tempo sprecato; i capelli ricci e ondulati si presentavano come una massa nera informe che mi copriva gli occhi. La positività però non mi aveva abbandonato, e rimuginando arrivai alla conclusione che in quel preciso istante era importante soltanto una cosa: la mia voce. Mentre salivo le scale, tossii per schiarirmi le corde vocali, come se provassi prima di avvicinarmi al microfono. Ero eccitatissimo. <<Lorenzo Forti, nuovo speaker di Dimensione Suono Roma>>. Entrai negli studi e ascoltai queste parole pronunciate da Camilla Fraschini che stava chiudendo la sua diretta e annunciava che oggi ci sarebbe stato il debutto di un giovane e talentuoso speaker, parole sue, in diretta dalle 15 alle 17. Entrare nello studio aveva annullato ogni preoccupazione, questa è sempre stata la mia carta vincente; anche prima di un esame avevo una miriade di ansie ma nel preciso istante in cui mi sedevo di fronte alla commissione per essere esaminato diventavo inspiegabilmente sereno. Anche questa volta mi sentii totalmente a mio agio solo al momento di agire ed evidenziare le mie capacità. Mi sentivo a casa come non mai. Alcune pareti dello studio, prevalentemente grigio, erano ricoperte da fasce rosse, un colore che mi ha sempre inquietato perché lo ricollego direttamente al sangue. L’ho sempre interpretato con un’accezione negativa. In quell’istante tutto assumeva però un nuovo significato, anche i colori. Quelle strisce rosse erano sinonimo di pulsione, di passione, ed erano quasi appaganti per la vista. Lo studio sulla cui porta capeggiava il simbolico on air, quello in cui sarei entrato in meno di un’ora per fare il mio primo lancio, era di colore grigio scuro con il classico rivestimento insonorizzato che contraddistingue molti ambienti in cui si fa musica, passando dalla radio fino agli studi di registrazione. << Ehi Lorenzo, allora sei pronto?>> Camilla aveva salutato i suoi ascoltatori e sorseggiando da una bottiglina d’acqua venne verso me. Aveva un viso davvero rassicurante, incorniciato dai suoi capelli neri corti, trasmetteva fiducia e solarità. Fui felice di aver incontrato lei prima di essere in onda. <<Abituati, qui sono sempre cosi caotici, ma è questo che fa di noi una grande famiglia>> disse Camilla sorridendomi. Preso dalla voglia di essere al microfono non avevo notato che ci fosse molto movimento, anzi quasi avevo annullato tutte le facce presenti. Tutti volti che avevo imparato a conoscere nel periodo di formazione in cui avevo frequentato gli studi di Dimensione Suono Roma. <<sei fortunato, sai?>> continuò Camilla, <<ad assisterti all'altro lato del mixer, nella regia, ci sarà Simone Fabiani, il tecnico che supervisiona anche ogni mia diretta. Attento però ti rinfaccerà a vita gli strafalcioni che farai nei primi giorni del programma. Io ne sono ancora vittima>>. Sorrisi anch'io mentre mi sentivo sempre più tranquillo. Tutta la direzione della radio aveva posto in me tanta fiducia, ed ero consapevole che un piccolo errore in diretta non avrebbe fatto saltare l’intera carriera. Sono i rischi del mestiere, come in qualsiasi campo sbagliando s’impara. <<Adesso vado, non voglio trascorrere mica tutta la giornata in queste quattro mura. In bocca al lupo, ti ascolterò in auto, Regola numero uno: sii te stesso, non cercare di imitare qualcun altro>> terminò Camilla. Mi salutò con un bacio sulla guancia e uscì dallo studio con naturalezza. Per lei essere una speaker ormai era diventato davvero un lavoro, e uscire dalla porta non significava chiudere un mondo per poi non rivederlo più. No! Quel mondo era reale, non spariva come i castelli di sabbia con l’arrivo di un’onda. Nulla era cancellato, tutto era registrato. E il proprio sogno diventava un lavoro come un altro, con le proprie gioie e le tante difficoltà. Come in un atto di fede io ero pronto ad accettare tutto senza timore, senza aver paura di pentirmene, mi prendevo tutto il pacchetto completo di scazzi e di allegria. <<Lorenzo, tieniti pronto. Eccoti la scaletta di oggi, tra mezz'ora si va in onda>>. Il tempo trascorreva in fretta. Conoscevo a memoria tutti gli stacchi delle due ore, tutte le finestre pubblicitarie. Ero pronto, non c’erano luci puntate si di me, ma in fondo potevo percepire un calore che m’inondava la pelle. Era il calore di sentirsi realizzati, di aver fatto centro. Il mio centro era Dimensione Suono Roma. Aprii la porta dello studio, tutto era al suo posto: la bottiglina d’acqua rigorosamente naturale per bere nelle pause, la scaletta da seguire come un dogma di vita, i fogli con i messaggi degli ascoltatori, ma soprattutto il microfono e le cuffie. Le indossai come avevo fatto poche ore prima a casa ed effettivamente non era poi tanto diverso. Mi avrebbero solo ascoltato un bel po’ di persone in più. Chiusi la porta, si accese il segnale on air, mi avvicinai al microfono, sospirai, parti il jingle, ed esordii: << Buon pomeriggio, qui Lorenzo Forti che vi parla, sono le quindici esatte, e devo dire che un Ottobre cosi freddo non l’avevo mai visto, credo neanche voi>>. Ero in onda. La mia onda perfetta che non cancellava nulla, ma che era pronta a costruire castelli di sabbia che non crollano perché sorretti dall'indistruttibile forza delle parole.

Luigi Formola

Nessun commento:

Posta un commento