lunedì 7 luglio 2014

Tutti vogliono essere Jason Johnson

"Tutti vogliono essere Jason Johnson"
Soggetto e sceneggiatura: LUIGI FORMOLA
Matite: EDOARDO COLONNELLI
Chine: STEFANO SPAZIANI
Colori: MARTA SAPORITO








sabato 5 luglio 2014

Three is a deadly number. (PARTE III)

Meriem provò a gridare. Nessun suono uscì dalla sua bocca. Intanto nei Docks continuava a rimbombare il suono della sirena che richiamava i marinai dormienti pronti a scaricare la merce. Un blocco di cemento aveva piantato Meriem all’asfalto solidificandosi con il sangue di Thomas che raggelò in pochi secondi. Jack era davanti ai suoi occhi. Un’evidente ferita al petto. Di cosa diavolo era fatto quest’uomo? La risposta era chi Diavolo era. Il suo volto non aveva nulla dei suoi tratti umani. La bocca mostrava lo stridersi di denti che si rompevano e mescolavano sangue e saliva, gli occhi sfrecciavano senza seguire una traiettoria ben precisa. E il cuore pulsava in gola, come se quella fosse la sua sede. Risuonò una voce che proveniva da mondi lontani, non terreni. “Piccola Meriem, sorellina. Io sapevo già tutto. Questa era la fine”. Il fiato corto di Meriem si propagava sempre più lentamente nell’aria. Le nuvolette di fumo gelato diventavano sempre più piccole, insignificanti. Come la sua vita in quel momento. Sarebbe morta, anche se Jack non avesse compiuto il suo lavoro. Il suo cuore non avrebbe retto. “I nostri genitori hanno pensato che io fossi il male. Tu sai che sono frutto delle loro passioni sfrenate. Nostra madre era una troia. Sono il risultato di molti uomini diversi. Capisci piccola Meriem? Voi siete stati i figli che desideravano…io un mostro mentre la mammina godeva in un’orgia. E Dio, o qualcuno ai piani bassi ha messo il male dentro di me. Volevo solo una vita come la vostra. Non ho potuto. Ringrazia la succhiacazzi. La rivedrai tra poco”. Jack stramazzò al suolo. Meriem era salva. Non aveva visto il coltello piantato nel suo cuore. Si accorse di essere morta pochi minuti dopo. E tre, fu il numero perfetto di gemelli morti nella stessa notte.




LUIGI FORMOLA 

giovedì 3 luglio 2014

Three is a deadly number (PARTE II)

Meriem guardava il volto di Jack; aveva gli occhi chiusi, morti, già lontani dalla vita e per la prima volta ritornavano alla mente le parole del padre. Jack aveva lo stesso taglio d’occhi della loro mamma, e tanti altri lineamenti che non appartenevano alla loro famiglia. Jack aveva un legame diretto con Meriem e Thomas. Di sangue. Un fulmine a ciel sereno aveva colpito i due gemelli alcuni mesi prima. Sul letto di morte, il padre, Arnold Black, aveva deciso di sollevare un macigno dalla propria anima e confessare un segreto che aveva logorato per trent’anni la sua unione familiare. La moglie, Juliet Black, non aveva resistito alla presenza del male nella loro famiglia. Lei sapeva com’era stata concepita quella creatura. Non avendo il coraggio di uccidere un bambino indifeso solo nell’aspetto decise di abbandonarlo, liberandosi dalla presenza di un diavolo sotto candide spoglie. E poi si abbandonò anch’essa, congedandosi dalla vita. Non morì, fissò il nulla per dodici anni prima di tirare l’ultimo sospiro. Qualcosa aveva portato la vita di Juliet Black con sé. Qualcuno. “Figli miei, voi avete un fratello, che Dio non faccia mai incrociare le vostre vite alla sua insulsa malvagità”. Nessun amore nelle ultime parole di Arnold Black, solo un avvertimento. Thomas e Meriem avevano finalmente interpretato un sogno che li perseguitava da anni. Un vagito, un piano acuto, stridulo come una lama che graffia una lavagna e fa scorrere i brividi lungo la schiena. Un pianto di un bambino che si univa ad altri due. Tre. Non era un sogno. Avevano la conferma che i loro fossero ricordi d’infanzia. Un pianto li portava lontani, quasi a uno stato prenatale e un suono acuto li faceva ripiombare nel presente. La nave suonava l’ultima sirena. Erano a poche centinaia di metri di distanza. Dal ponte della nave giungevano le prime voci. Salvezza si leggeva sul volto di Meriem che fissava costantemente Jack. Gettò le braccia al collo di Thomas e socchiuse gli occhi. Non temeva più quel fratello che aveva reso un inferno il suo, il loro, mondo di oggetti antichi e ben curati. “Thomas è finita, dimenticheremo tutto. Saremo solo tu ed io. Nessun altro fratello. Dimenticheremo. Dimenticheremo, ne sono sicura”. Gli occhi chiusi, serrati, di Meriem stavano già iniziando a elaborare un metodo per eliminare la persecuzione di Jack avvenuta negli ultimi mesi. Più chiusi erano gli occhi, più Meriem pensava di dimenticare in fretta. Passarono pochi secondi di silenzio. Nessun rumore, neanche dei marinai pronti a scendere dalla nave. Thomas non aveva risposto. Forse aveva già dimenticato. Eppure i ricordi pesavano, cosi come iniziava a pesare il corpo di Thomas tra le braccia di Meriem. Una sensazione di calore avvolse il volto di Miriam. Thomas era diventato troppo pesante. Un abbraccio dovrebbe alleviare i brutti ricordi. Il loro incubo non era finito. Meriem riaprì velocemente gli occhi. Sul suo volto il calore era dettato dal sangue che sgorgava dalla bocca di Thomas. Era morto, in silenzio. Meriem lasciò cadere il corpo del fratello permettendo al sangue di proseguire il suo flusso. Una macchia che si allargò fino a ricongiungersi al sangue di Jack. Un sussulto. Il corpo dell’altro gemello non giaceva più morto.



LUIGI FORMOLA