giovedì 26 settembre 2013

20 Lines #05: Salve le interessa un manoscritto?

Non era questo che mi aspettavo. Ho sudato anni per poter scrivere queste 245 pagine, non posso precipitare nel mondo reale dove tutto ha semplicemente valore di scambio. Pretendo che la mia opera sia degna di essere esposta pubblicamente in una libreria perché ha un valore, non perché ha avuto un prezzo di favore per essere parte del innumerevole massa di libri mai letti. Forse dovrei abbandonare questa visione edulcorata di scrittore che vuole emozionare, vuole far vivere innumerevoli vite ad innumerevoli altri lettori. Dovrei essere parte di questo Bussiness dove semplicemente conta avere una giusta copertina e nient'altro. Come si giunge ad essere amati per le parole scritte? Come si può vivere con il rimorso di aver venduto la propria arte? Quanto costa tutto questa messinscena? Secondo il simpaticissimo editore 1600 euro...con due copie omaggio. Spero che un giorno capirà che i libri vanno letti, non semplicemente pubblicati. Morirei a vedere marcire il mio lavoro su uno scaffale di una libreria senza mai muoversi di un singolo millimetro. No! No! No! Vado avanti, oggi ho un altro appuntamento con un altro editore. Spero di non ritrovarmi davanti il medesimo scenario.

Luigi Formola

martedì 24 settembre 2013

E' già cambiato.



"Resteremo in piedi per sempre, nonostante le difficoltà". Quante volte ce lo siamo ripetuti con noi stessi e con chi condivide un cammino insieme a noi.
"Proveremo ad andare avanti, riusciremo a recuperare". Qualcosa nella storia è già cambiato. Ci sono delle crepe.
"Mi dispiace, ognuno per la sua strada, magari un giorno ci rivederemo, chissà". E' Finita.

Ci siamo persi. Eppure credevamo in quel che facevamo più di noi stessi.
Come siamo arrivati a questo? Sentivamo l'adrenalina che ci percorreva tutto il corpo ed esplodeva con le nostra urla.
Ricordate il nostro primo incontro in quel bar? Parlavamo di un universo più grande di noi che non conoscevamo se non da lontano. Poi siamo esplosi, abbiamo vinto contro chi ci sputava da lontano, chi ti sorrideva per farti felice e poi ti considerava un perdente.

Diamanti. Abbiamo gettato via diamanti come bucce di noccioline. Abbiamo alimentato il nostro ego fino a non riconoscerlo più. Abbiamo ficcato il nostro naso dove non avremmo dovuto e siamo andati oltre in tutto ciò che ancora non avevamo sperimentato.
Siamo andati oltre. Ecco come siamo arrivati a questo.

Ma uno di noi ha sfidato tutto. Ha capito, oppure non ha intutito a ciò che andava incontro e si è catapultato da solo in azioni per cui servono le forze di 10 individui diversi.
Ha sorriso, ha indossato occhiali scuri di notte e ringraziato a dovere ogni qual volta c'è ne era bisogno. Era apprezzato, era amato, era acclamato. Era solo.

E noi? avevamo chiuso con la vita! Ci mancava un pezzo di noi stessi, e ci siamo abbandonati all'evidenza. Eravamo destinati a non vivere come sognavamo. Avevamo mogli, figli, compagne. Avevamo la solitudine.

Gli anni passano in fretta quando si aspetta solo un nuovo giorno di routine. Gli anni passano in fretta quando si passa da una parte all'altra del mondo ogni giorno. In ogni caso eravamo soli.

Non parlavamo mai del passato, ne si parlava di lui. Volevamo dimenticare il passato, ma non avevamo un futuro. Svuotati.

E' un bar per chi vuole dimenticare qualcosa questo dove ci siamo rinuiti e ripensandoci 15 anni prima era proprio li che tutto aveva avuto inizio poco più che ragazzini.
Un'altra birra, un'altro ricordo cancellato e più spazio per la solitudine.

Credi nei miracoli? in quell'istante ci credetti. Era Lui. Era vicino a noi dopo tanti anni.Era cambiato eppure i suoi occhi li riconoscevamo, erano come i nostri.Spenti.

"Sapete, Nessuno mai potrà capire che reggiamo un peso che è più pesante delle nostre stesse esistenze, nessuno mai saprà quello che abbiamo vissuto insieme tutti noi".

Il ricordo seguente sono solo tante luci.Luci e ancora luci e solo luci. Avevamo dimenticato che accecassero in questo modo. Eppure sappiamo di sentirci felici. Non siamo più soli.

lunedì 23 settembre 2013

Happiness is the way #4

Se tracci con il gesso una riga sul pavimento, è altrettanto difficile camminarci sopra che avanzare sulla più sottile delle funi. Eppure chiunque ci riesce tranquillamente perché non è pericoloso. Se fai finta che la fune non è altro che un disegno fatto con il gesso e l'aria intorno è il pavimento, riesci a procedere sicuro su tutte le funi del mondo.

Hermann Hesse

mercoledì 18 settembre 2013

Sull'orlo di un precipizio.

Siamo ritti sull'orlo del precipizio, guardiamo giù nell'abisso, ci sentiamo sofferenti e storditi. 
Il primo impulso è quello di sfuggire al pericolo, ma inspiegabilmente restiamo.
A poco a poco il nostro malessere, lo stordimento, l'orrore si confondono in una nube di sensazioni indefinite.
La nostra nuvola sull'orlo del precipizio diventa una forma palpabile, molto più terribile di qualsiasi demonio dei racconti, nonostante sia solo un pensiero, anche se spaventoso e tale da farci gelare fino al midollo delle ossa con il fascino feroce del suo orrore.
E' soltanto l'idea di quello che realmente sentiremmo nella rovinosa caduta da tanta altezza. 
Questo precipitare, questo travolgente annullarsi, proprio perché suscita le più odiose e spaventose tra tutte le odiose e spaventose immagini della morte e della sofferenza che si siano mai affacciate alla nostra immaginazione, proprio per questo motivo noi lo desideriamo più intensamente. 
Poiché la ragione cerca con ogni mezzo di tenerci lontano dal precipizio, proprio per questo noi inesorabilmente ci avviciniamo ad esso.
Non c'è in natura una passione più diabolicamente impaziente di quella di colui che, tremando sull'orlo di un precipizio, medita di gettarvisi. 
Se indulgiamo un istante ad un qualsiasi tentativo di pensare siamo perduti: perché la riflessione ci spinge ad astenerci e proprio per questo, ripeto, non lo possiamo. 
Se non c'è un braccio amico che ci arresti o se non siamo in grado di tirarci indietro dall'abisso, ci lanciamo a capofitto e siamo distrutti.

lunedì 16 settembre 2013

20 Lines : #04. Angeli Custodi

"Le nostre vita saranno cancellate e dimenticate come queste orme nella sabbia?". Giacomo era nuovamente sovrappensiero e confuso. Francesco odiava dover vedere il suo giovane protetto perdersi tra domande sempre più difficile da rispondere poiché ogni dubbio non risolto faceva montare la rabbia e le solite botte. "Non è cosi semplice Giacomo" disse Francesco mentre l'agitarsi del mare gli bagnava i piedi con un ritmo sempre più veloce. "Vedi, il mare è come una memoria. Tu pensi che stia cancellando i tuoi passi, ma sta soltanto immagazzinando dentro di se tutto ciò che hai vissuto finora diventando parte del mare, del mondo. Nulla va dimenticato". Cercava lo sguardo di Giacomo per fargli arrivare dritto al cuore la sua piccola idea di memoria storica. "Un giorno lontano quando io, tu, tutti quelli che conosciamo non ci saranno più, avranno idea di questi tuoi piccoli passi, perché anche loro vivranno una vita come la tua. Piena di difficoltà e costellata di giorni in cui non riesci a vedere un futuro. Verranno su questa spiaggia, e proprio come stiamo facendo in questo preciso istante io e te, cammineranno. E camminando andranno a ricalcare i nostri passi, e allora sapranno che tu, giovane Giacomo sei stato qui e avranno consapevolezza della tua storia". Giacomo era rapito da quelle parole cosi radicate in un qualcosa di non tangibile; incrociò le braccia al suo petto per ripararsi dal vento che adesso faceva sentire con prepotenza la sua presenza e pronunciò le parole che fecero ridestare Francesco. "Quindi, un giorno lontano, quando tutto il mondo sarà diverso e stenteremo a riconoscerlo, anch'io sarò un angelo. Proprio come sei tu per me Francesco. Sarò un angelo buono che aiuterà altre persone attraverso i miei passi impressi sulla sabbia". Non ricorda se era solo per il vento o per le parole che gli avevano punto gli occhi con degli spilloni solleticando le sue emozioni, ma Francesco aveva il viso rigato di lacrime. Aveva avuto l'ennesima conferma di quanto far tornare Giacomo alla vita vera, fuori da quella comunità fosse per lui una missione vitale. "Francesco, voglio vivere. Voglio vivere tanto, e tornare ogni giorno qui su questa spiaggia, perché devo far sì che il mare sappia tutte le mie novità. Voglio vivere e fare in modo che anche chi un giorno tornerà su questa spiaggia avrà la forza di reagire, proprio come hai fatto tu con me". Il vento era diventato insostenibile; Francesco abbraccio Giacomo dandogli un bacio sulla testa e rientrarono. Il mare per oggi aveva appreso fin troppo dalle loro vite. 


Luigi Formola

venerdì 13 settembre 2013

Dopo il Disordine.

Tutti, prima o poi, risorgiamo.
Io sono risorto da un qualcosa che non credevo più di avere. Partendo dalla mia arte. Si, la mia è un' ARTE! Ci sono pochi modi per poter raccontare quello che sono capace di mettere insieme e in quattro lettere si può racchiudere in ARTE. Non qualcosa che sia presuntuosamente qualitativo, ma che almeno sia capace di catturare l'attenzione di chi è all'ascolto o alla lettura. Da sempre mi chiedo per cosa sia nato. L'ho sempre saputo. Lo stai leggendo in questo preciso istante. Sono nato per raccontare ogni singolo evento che mi capita a tiro, poco importa se sia realmente capitato a me, se mi sia stato raccontato da amici o da sconosciuti in un momento di confessione liberatoria. Vivo di questo, e questo è il mio obiettivo! Voler vivere di racconti, che essi siano narrati in rima attraverso una canzone o su lunghe e descrittive pagine. Non m'importa se chi condivide con me questo viaggio non stia correndo sulla mia stessa rotaia. Io ho bisogno di sentirmi libero imprimendo, giorno dopo giorno, delle parole su carta. Non è la notorietà che ricerco, ma l'empatia di chi guardandomi negli occhi, con un semplice cenno del capo in segno di assenso, mi fa arrivare la condivisione delle mie idee, che automaticamente accettate da un'altra persone diventano le nostre idee. Cosa mi aspetto dopo questo Disordine? Forse tutto, forse niente. Oggi ho avuto l'ennesima conferma che non tutti corriamo repentinamente su quelle rotaie che improvvisamente possono diventare infuocate come un Tread in un forum. Non tutti abbiamo la stessa lunghezza d'onda. Ma che sia chiaro io voglio, e non uso l'espressione vorrei perché il condizionale è fuori dal mio campo d'opzione, ripeto io voglio, vivere di questa arte. Non m'importa di attrarre a me orde di ormoni che emanano spasmi alla mia vista. M'interessa che tu mi ascolti o mi legga e dica "Cazzo! questo c'ha pienamente ragione!". E non m'importa neanche se verrò giudicato Mainstream, io ho voglia, sento l'esigenza, di scrivere di eventi che segnano la nostra vita, quelli di tutti. E ripeto mi rivolgo ancora una volta ai miei compagni di viaggio, al costo di sacrificare ciò che ho più caro della mia stessa vita, se si continua con quest'incontrollabile declino di responsabilità verso qualcosa che abbiamo costruito nel corso degli anni, sarò costretto a rinunciare a tutto il nostro mondo. Ci perderò io, ci perderete voi, non ci guadagnerà nessuno, ma non resterò in balia di un nulla che portiamo avanti da troppo, troppo tempo. Sono stanco di aspettare la fine dei miei giorni. Preferisco morire, risorgere, e riscrivere ancora una volta tutto da capo. Abbiamo bisogno di fede in quello che facciamo, ma se trovo solo un deserto d'intenzioni a dare spazio al mio domani sarò costretto, anche controvoglia a cercare una nuova direzione. Dicevo il dopo Disordine? Un nuovo Disordine. Diverso, ma pur sempre Disordine. Tutto dipende da quanto sia condivisibile questo gioco delle parti in cui non tutti hanno lo stesso ruolo. Io, consapevole del mio essere, conosco come voglio trascorrere i miei giorni.. E voi? Interrogatevi fino a distruggervi l'anima.

Luigi Formola

martedì 10 settembre 2013

Happiness is the way #3

S'è vero che in ogni amico v'è un nemico che sonnecchia, non potrebbe darsi che in ogni nemico vi sia un amico che aspetta la sua ora? 


Giovanni Papini

mercoledì 4 settembre 2013

20 Lines : 03. Il matto.

Teo ripose tutti gli attrezzi del mestiere. Era soddisfatto. "24 mesi di sole e gioia saranno la mia cura" pensò. Poi mentre distrattamente chiudeva la scatola con le tempre colorate il suo sguardo fu magneticamente catturato dal suo riflesso nel specchio. "Ma chi voglio ingannare, anche con il sole Annina non tornerà di certo in vita", Teo se lo ripeteva ad alta voce fissando se stesso nello specchio come fanno spesso alcuni attori teatrali per calarsi nella parte. "I colori non saranno efficaci sulla mia anima, e il sole della primavera e dell'estate potrà riscaldare solo la mia pelle. Null'altro".Iniziarono a trascorrere le settimane e questa frase continuava a ronzargli nella testa, rimbalzando da una tempia all'altra attraverso i circuiti neuronali. Estate, Primavera e poi di nuovo Estate. Il suo giardino era totalmente bruciato al sole e iniziava ad esserci carenza di acqua. Fissò quel calendario, l'ultimo che aveva fatto ormai più di dodici mesi prima e gli sembrò che nulla avesse più senso. Tornò allo specchio dove la sua gioia si era trasformata in sconfitta. Prese il colore nero e disegno sulla sua fronte una T, quella del suo nome, Teo. Era matto in fondo. Ad un tratto si accorse che rappresentava molto di più una croce, e come un segno rivelatore si inginocchiò e cominciò a pregare come non aveva mai fatto in vita sua. Ogni preghiera una lacrima, poi un insulto, infine montò la rabbia e la riversò sugli scaffali dove era riposto il lavoro di una vita. Sul pavimento milioni di colori,di cartoncini e di calendari multiforme. Si bloccò.Teo si bloccò. E si bloccò nel preciso istante in cui vide il calendario decorato l'anno in cui conobbe Annina.Si bloccò e capì da dove doveva ripartire.Proprio da quell'anno."Se ho bloccato il tempo delle stagioni, posso tornare anche indietro con gli anni".Si rimise all'opera e ricreò il calendario di quell'anno. Lei l'aspettava.