Spesso ascoltando un disco, una singola canzone facciamo viaggiare la nostra mente magari immaginando anche una storia retrospettiva che accompagna le note musicali. L'idea è questa : scrivere racconti brevi che abbiano come tema un disco. Le sue atmosfere, le sue tematiche, il suo intero mondo. La prima Music Storyline ha come soggetto il pluripremiato disco "Californication" dei Red Hot Chili Peppers. Come avevo scritto nel lancio del Blog vorrei poter ricreare una moltitudine di voci, quindi se stai leggendo e hai voglia di cimentarti nella scrittura di un brevissimo racconto che ha come base il tuo disco preferito, sei benvenuto!
See Ya!
Luigi
Denaro e cemento.
Pochi anni prima c’eravamo ripromessi di girare il mondo sulla
nostra Cadillac Deville nera del 68 abbandonando il lavoro e decidendo di
vivere on the road per mesi, anni, forse per il resto della vita. Quell'auto era il simbolo della nostra adolescenza e prima di appartenere ad Anthony era
stata di suo padre, il quale ogni volta che ci beccava a bordo della sua automobile
iniziava a sbraitare e a infervorarsi; sapevamo che al termine della giornata
qualcuno di noi le avrebbe prese di santa ragione. Il sogno di noi ragazzini di fine anni ’80 era
di potersi vantare di avere un’auto che secondo il signor Kiedis, il padre di Anthony,
aiutava a rimorchiare centinaia di ragazze. Probabilmente nella sua versione
edulcorata della Deville c’è sempre stato un fondo di verità, poiché ancora
oggi Anthony non ha la minima idea di chi sia sua madre e del motivo per cui l’abbia
abbandonato nelle mani di un uomo che non ha mai provato a salvare il figlio da quell'inferno di bassofondo in cui vivevano. Per sua fortuna c’eravamo noi a
sostenere il futuro del giovane Kiedis, spronandolo ogni qualvolta trovava un
lavoro ad aspirare a qualcosa di meglio. In una mattina dell’autunno del ’97 avvenne
poi la liberazione definitiva. Anthony, al termine del suo turno di lavoro come
fattorino del latte, rientrò a casa e trovò suo padre senza vita riverso sulla
poltrona con il pantalone abbassato e sintonizzato su uno di quei canali che
trasmettono ininterrottamente pornografia di bassa qualità e hotline succhia
stipendi. Un infarto decise che quello era il momento giusto per strapparlo
alla vita in modo ridicolo e umiliante. Ripensandoci fu davvero macabro e
irrispettoso ciò che facemmo subito dopo la sua morte; scattammo delle foto per
ricordarci del modo orrendo in cui aveva deciso di lasciare questo mondo liberando
finalmente suo figlio di un peso che per anni gli aveva impedito di vivere indipendentemente.
Michael, Chad, Anthony ed io non eravamo
semplicemente degli amici, ci siamo sempre aiutati come si cerca di sostenere
un fratello e la morte di Kiedis Senior ne fu la dimostrazione. Proposi ad
Anthony di trasferirsi a vivere da me, dalla mia famiglia che di certo non
aveva problemi di spazio per sistemare un ospite permanente. Mio padre e mio
nonno prima di lui, gestiva la più grande società immobiliare di Los Angels e
da buon imprenditore aveva acquistato una grande area su Venice Beach
costruendo il nostro impero domestico personale. Anthony era passato in poche
settimane dall'inferno al paradiso, ed io ne ero felice. Avevo salvato un
amico, ero stato la sua seconda occasione. Mio padre che da sempre riusciva a
fiutare le qualità latenti degli individui, annusò subito l’affare inserendo
Anthony in tandem con me nella società. Diceva che Anthony dopo aver vissuto
per tanti anni nel degrado totale era capace di arpionare i migliori squali imprenditoriali,
scuoiarli, ridare nuovo lustro alla pelle e renderla pronta a essere indossata
nuovamente. Ormai eravamo dei 20enni che dovevano indirizzarsi per una strada,
e mentre Michael e Chad intrapresero l’attività di venditore di tavole da surf
prediligendo uno stile di vita free e meno borghese, noi ci stavamo incanalando
nei grandi affari e negli stipendi da capogiro. In pochi anni il nome di Kiedis
divenne una garanzia e sapevamo tutti che l’eredità che mi spettava andava
divisa meritatamente con lui. Il decennio successivo, mentre stavamo
abbandonando i trent'anni e ci avvicinavamo sempre più ai quaranta, eravamo i
Leader di settore non più soltanto della California, ma anche del Nevada, con
il 50% delle proprietà nella sola città di Las Vegas, e inoltre stavamo
puntando all'altra costa. Nel corso degli anni ogni qualvolta che ci
ritrovavamo per una celebrazione puntualmente dopo un paio di birre scolate in un
sorso per immedesimarci nell'idea di essere dei tipi da strada e non dei 40enni
in carriera, saltava fuori l’idea di prendere la vecchia Cadillac Deville,
custodita gelosamente da Anthony e mettere in pratica il sogno adolescenziale
del Coast to Coast. Quella sera fu il nostro punto di partenza per ritornare a
essere dei ragazzini californiani che non sanno cosa aspettarsi dal domani, se
un colpo di pistola durante una rissa o un colpo di fortuna proveniente dalle
Hills. Decidemmo di partire. In fondo
tutti avevamo la libertà di assentarci dal lavoro, anche Chad e Michael ormai
avevano aperto un franchising del loro marchio e per fortuna sia i turisti sia i
californiani non abbandonavano il surf neanche dopo aver cavalcato la grande
onda. Anthony ed io delegammo gli affari da terminare ai nuovi pupilli che
promettevano grandi introiti e lasciammo la “Frusciante Real Estate Agency” per
vivere il grande sogno. Il giorno seguente, con i nostri pantaloncini, nessuna
giacca, nessuna cravatta, era già tutto pronto. Mettendo in moto la Deville
potevo quasi sentire le urla dal passato di Kiedis Senior che ci minacciava di
lasciare in pace la sua auto e di andare a ciondolare sulla spiaggia e non
sulla sua proprietà.
<< Sei pronto John?>>. Disse Anthony con voce
quasi tremolante mentre sistemava lo specchietto retrovisore.
<< Non puoi immaginare quante volte ho vissuto questo
viaggio nella mia testa>>. Ci
lasciammo alle spalle Venice e la California. Ci aspettavano giorni di caldo
tra deserto e Motel. Con tutti i soldi guadagnati in un ventennio, questo era l’affare
più grande della nostra vita; rendendo reale un desiderio avevamo fornito prova
che non avevamo sepolto i nostri anni migliori sotto strati di denaro e
cemento. Avevamo dimostrato di saper vivere la Vita, quella che poi hai da
raccontare e non da mostrare.
Luigi Formola
Nessun commento:
Posta un commento