domenica 11 agosto 2013

Music Storyline : #01. Californication - Red Hot Chili Peppers

Spesso ascoltando un disco, una singola canzone facciamo viaggiare la nostra mente magari immaginando anche una storia retrospettiva che accompagna le note musicali. L'idea è questa : scrivere racconti brevi che abbiano come tema un disco. Le sue atmosfere, le sue tematiche, il suo intero mondo. La prima Music Storyline ha come soggetto il pluripremiato disco "Californication" dei Red Hot Chili Peppers. Come avevo scritto nel lancio del Blog vorrei poter ricreare una moltitudine di voci, quindi se stai leggendo e hai voglia di cimentarti nella scrittura di un brevissimo racconto che ha come base il tuo disco preferito, sei benvenuto! 
See Ya!
Luigi 



Denaro e cemento.


Pochi anni prima c’eravamo ripromessi di girare il mondo sulla nostra Cadillac Deville nera del 68 abbandonando il lavoro e decidendo di vivere on the road per mesi, anni, forse per il resto della vita. Quell'auto era il simbolo della nostra adolescenza e prima di appartenere ad Anthony era stata di suo padre, il quale ogni volta che ci beccava a bordo della sua automobile iniziava a sbraitare e a infervorarsi; sapevamo che al termine della giornata qualcuno di noi le avrebbe prese di santa ragione.  Il sogno di noi ragazzini di fine anni ’80 era di potersi vantare di avere un’auto che secondo il signor Kiedis, il padre di Anthony, aiutava a rimorchiare centinaia di ragazze. Probabilmente nella sua versione edulcorata della Deville c’è sempre stato un fondo di verità, poiché ancora oggi Anthony non ha la minima idea di chi sia sua madre e del motivo per cui l’abbia abbandonato nelle mani di un uomo che non ha mai provato a salvare il figlio da quell'inferno di bassofondo in cui vivevano. Per sua fortuna c’eravamo noi a sostenere il futuro del giovane Kiedis, spronandolo ogni qualvolta trovava un lavoro ad aspirare a qualcosa di meglio. In una mattina dell’autunno del ’97 avvenne poi la liberazione definitiva. Anthony, al termine del suo turno di lavoro come fattorino del latte, rientrò a casa e trovò suo padre senza vita riverso sulla poltrona con il pantalone abbassato e sintonizzato su uno di quei canali che trasmettono ininterrottamente pornografia di bassa qualità e hotline succhia stipendi. Un infarto decise che quello era il momento giusto per strapparlo alla vita in modo ridicolo e umiliante. Ripensandoci fu davvero macabro e irrispettoso ciò che facemmo subito dopo la sua morte; scattammo delle foto per ricordarci del modo orrendo in cui aveva deciso di lasciare questo mondo liberando finalmente suo figlio di un peso che per anni gli aveva impedito di vivere indipendentemente.  Michael, Chad, Anthony ed io non eravamo semplicemente degli amici, ci siamo sempre aiutati come si cerca di sostenere un fratello e la morte di Kiedis Senior ne fu la dimostrazione. Proposi ad Anthony di trasferirsi a vivere da me, dalla mia famiglia che di certo non aveva problemi di spazio per sistemare un ospite permanente. Mio padre e mio nonno prima di lui, gestiva la più grande società immobiliare di Los Angels e da buon imprenditore aveva acquistato una grande area su Venice Beach costruendo il nostro impero domestico personale. Anthony era passato in poche settimane dall'inferno al paradiso, ed io ne ero felice. Avevo salvato un amico, ero stato la sua seconda occasione. Mio padre che da sempre riusciva a fiutare le qualità latenti degli individui, annusò subito l’affare inserendo Anthony in tandem con me nella società. Diceva che Anthony dopo aver vissuto per tanti anni nel degrado totale era capace di arpionare i migliori squali imprenditoriali, scuoiarli, ridare nuovo lustro alla pelle e renderla pronta a essere indossata nuovamente. Ormai eravamo dei 20enni che dovevano indirizzarsi per una strada, e mentre Michael e Chad intrapresero l’attività di venditore di tavole da surf prediligendo uno stile di vita free e meno borghese, noi ci stavamo incanalando nei grandi affari e negli stipendi da capogiro. In pochi anni il nome di Kiedis divenne una garanzia e sapevamo tutti che l’eredità che mi spettava andava divisa meritatamente con lui. Il decennio successivo, mentre stavamo abbandonando i trent'anni e ci avvicinavamo sempre più ai quaranta, eravamo i Leader di settore non più soltanto della California, ma anche del Nevada, con il 50% delle proprietà nella sola città di Las Vegas, e inoltre stavamo puntando all'altra costa. Nel corso degli anni ogni qualvolta che ci ritrovavamo per una celebrazione puntualmente dopo un paio di birre scolate in un sorso per immedesimarci nell'idea di essere dei tipi da strada e non dei 40enni in carriera, saltava fuori l’idea di prendere la vecchia Cadillac Deville, custodita gelosamente da Anthony e mettere in pratica il sogno adolescenziale del Coast to Coast. Quella sera fu il nostro punto di partenza per ritornare a essere dei ragazzini californiani che non sanno cosa aspettarsi dal domani, se un colpo di pistola durante una rissa o un colpo di fortuna proveniente dalle Hills. Decidemmo di partire. In fondo tutti avevamo la libertà di assentarci dal lavoro, anche Chad e Michael ormai avevano aperto un franchising del loro marchio e per fortuna sia i turisti sia i californiani non abbandonavano il surf neanche dopo aver cavalcato la grande onda. Anthony ed io delegammo gli affari da terminare ai nuovi pupilli che promettevano grandi introiti e lasciammo la “Frusciante Real Estate Agency” per vivere il grande sogno. Il giorno seguente, con i nostri pantaloncini, nessuna giacca, nessuna cravatta, era già tutto pronto. Mettendo in moto la Deville potevo quasi sentire le urla dal passato di Kiedis Senior che ci minacciava di lasciare in pace la sua auto e di andare a ciondolare sulla spiaggia e non sulla sua proprietà.
<< Sei pronto John?>>. Disse Anthony con voce quasi tremolante mentre sistemava lo specchietto retrovisore.

<< Non puoi immaginare quante volte ho vissuto questo viaggio nella mia testa>>. Ci lasciammo alle spalle Venice e la California. Ci aspettavano giorni di caldo tra deserto e Motel. Con tutti i soldi guadagnati in un ventennio, questo era l’affare più grande della nostra vita; rendendo reale un desiderio avevamo fornito prova che non avevamo sepolto i nostri anni migliori sotto strati di denaro e cemento. Avevamo dimostrato di saper vivere la Vita, quella che poi hai da raccontare e non da mostrare.

Luigi Formola

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