DALLA LUCE AL BUIO ATTRAVERSO IL VIOLA.
Parte Seconda.
Tremolante
aprì la porta di casa richiudendola con violenza alle sue spalle, quasi a
volersi convincere che quell'incubo sarebbe sparito in automatico con la forza
impressa in quel gesto. Non riusciva a credere a ciò che aveva assistito, e non
si accorse di aver portato con sé il libro trovato sulla panchina. Ancora
incredulo per quella manifestazione inspiegabile si versò di seguito tre
bicchieri colmi di whisky che lo ridestarono e lo fecero tornare con i piedi
ben piantati nella realtà allontanando supposizioni paranormali. L’effetto
dell’alcool gli anestetizzò i pensieri e cancellò l’accaduto collocandolo come
un sogno vissuto a occhi aperti. Purtroppo da quel rapido passaggio dalla luce al buio iniziò la sua insonnia che aumentava di giorno in giorno, finché non riuscì più
a riposare minimamente. Cercando il sonno tra le pagine del libro trovato sulla
panchina, leggeva, senza capirne appieno il significato, con occhi appesantiti
che visivamente sembravano volessero chiudersi ma che in realtà sfrecciavano da
destra a sinistra come carichi d’adrenalina. Il sole quella mattina si rivelò
prima del previsto, cosi Chris abbandonò frettolosamente il letto e si preparò
per la sua giornata lavorativa. C’era sempre qualche vecchietta che anch'essa posseduta dall'insonnia bussava e reclamava il suo ingresso nel cimitero per
trascorrere un po’ di ore con il marito defunto anni prima. Chris sapeva
identificare tutti i suoi visitatori, ma essendo chiuso nel suo perimetrale
mondo che non sforava oltre il suo giardino, non conosceva neanche un nome di
chi lo salutava quotidianamente. Quella mattina girovagava tra le tombe per
controllare che tutto fosse in ordine e pulito. Appena intravedeva una singola
foglia che imbrattava il rigore del silenzio eterno dei suoi ospiti, si metteva all'opera per rendere tutto perfetto. Chris aveva più rispetto per i morti che
per i vivi; pensava sempre che in fondo i visitatori sono di passaggio e che la
loro presenza in quel luogo è temporanea, mentre per gli ospiti era tutto
diverso, avrebbero sostato per l’eternità nello stesso posto e preservare il
loro territorio di riposo era il suo compito. Tutto sembrava al suo posto, il
cappello nero lo riparava dal sole che quel mattino picchiava con insistenza
nonostante alcune nuvole ne coprissero il colore, le foglie da raccogliere
erano poche e i visitatori passavano inosservati come tutti i giorni. Mentre si
avviava sul vialetto di casa per prepararsi un fugace pranzo per poi dedicarsi
al suo cortile, lo colpì una presenza che non faceva parte della quotidianità
cui era abituato; una distinta signora dai capelli biondi e con un abito scuro
era seduta su una panchina. Chris non aveva tanta dimestichezza con l’universo
femminile, aveva avuto in passato delle compagne e sapeva anche essere un
ottimo amante, ma dal suo ingresso nel cimitero aveva dimenticato le dinamiche
del mondo reale e l’unica compagna cui rivolgeva raramente parola per
conversare era la gatta Life. Si
soffermò ad ammirare tanta bellezza e incrociò lo sguardo della signora in
nero. Per lui far volgere il proprio sguardo in quello di un'altra persona era
un gesto strano, inconsueto. La donna non sembrava essere triste, aveva un’espressione
beata, angelica, che stonava con il nero dell’abito che accentuava il bianco
del suo volto. Sorrise guardando Chris, il quale ricambiò dimostrando di saper
ancora muovere quei muscoli facciali che sono adibiti per comunicare gioia e serenità
con altre persone. <<Salve>> disse inaspettatamente Chris tossendo
per rischiarirsi la voce poiché era la prima parola pronunciata dal suo
risveglio. <<Salve, lei è il guardiano, vero?>> chiese la donna
mentre toglieva i suoi guanti scuri mostrando delle mani che sembravano perfettamente
di cera . <<Si sono proprio io, ci siamo già visti?>> chiese a sua
volta il taciturno Chris. Sembrava proprio che stavano per immettersi in una
conversazione, che secondo la bravura degli interlocutori poteva rivelarsi
lunga o il tempo di uno scambio di brevi battute. La donna non sembrava infastidita
e smaniosa di chiudere velocemente quella chiacchierata, anzi invitò Chris a
sedersi al suo fianco. << Già, non è la prima volta che c’incontriamo, ma
lei è sempre cosi occupato nel suo lavoro che non mi ha mai notata, eppure sono
una frequentatrice assidua>>. Chris sedendosi percepì una sensazione di
freddo e di umido, riconoscendo cosi la panchina dove poche settimane prima
erano avvenuti l’incredibile oscuramento del cielo e il violaceo cambiamento
delle colline. Nonostante gli balzò alla mente questo particolare, la sua attenzione
si focalizzava su ciò che le era stato appena detto, come se si gli fosse stato
rivelato di essere piacevolmente pedinato nei suoi spostamenti tra i vialetti
del cimitero. Si sentiva uno stupido rendendosi conto che a causa della sua
determinazione nell'indossare sempre il cappello nero per allontanare gli
sguardi altrui aveva perso l’opportunità di conoscere in precedenza una donna
cosi magnetica. <<Ha ragione, spesso sono così preso dal controllare che
tutto sia in ordine che non mi accorgo di chi mi circonda, neanche di una donna
come lei>>. Chris osò giocarsi la sua carta per tentare un’ipotetica
seduzione. Sentiva il sangue scorrere veloce nelle vene come non succedeva da
anni. La donna scoppiò in una risata fragorosa, calda, viscerale e si avvicinò
a Chris ponendogli una mano su un ginocchio. <<Le sembro tanto vecchia
che merito del lei? Chiamami pure Violet. Io ti chiamerò Chris>>. Il
guardiano era in forte disagio, sorvolando sulla conoscenza del suo nome senza
averlo pronunciato, ciò che lo catturava era la mano della donna che iniziava
ad accarezzare la coscia dell’uomo provocandogli un’evidente erezione. (CONTINUA)
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