martedì 20 agosto 2013

Dalla luce al buio attraverso il viola. PARTE I

Salve, 
molto brevemente. 
Il racconto che segue era nato per la rubrica Music Storyline, purtroppo più cercavo di rendere il brano breve e conciso  maggiori dettagli inserivo nelle descrizioni ritrovandomi con un racconto più lungo del previsto. Dato che sono in procinto di partecipare ad un concorso di scrittura ho deciso di utilizzare questa storia. Il disco di riferimento doveva essere "Viva la vida" dei Coldplay, così in alcuni brevi incisi ho cercato di inserire degli elementi di quel disco.
Ecco a voi la prima parte di "Dalla luce al buio attraverso il viola".
See Ya!
Luigi.



DALLA LUCE AL BUIO ATTRAVERSO IL VIOLA. 


Chris era irrequieto e insonne come ormai capitava da innumerevoli notti. Trascorreva tutto il giorno con un occhio chiuso e l’altro aperto poiché non riusciva a riposare adeguatamente come richiedeva il proprio organismo. Le sensazioni negative di quella notte furono peggiori di tutte le altre sperimentate in quelle ore notturne; il vento soffiava forte e quasi come un lamento accompagnò Chris nel suo continuo dormiveglia. Dalla finestra della stanza da letto poteva vedere l’albero, dove era solito ripararsi dal sole e leggere nelle giornate di riposo da lavoro, scuotersi avanti e indietro, quasi come se due entità giocassero a palla con i rami facendoli passare velocemente da destra a sinistra e viceversa. Era abituato a subire la suggestione di quel posto, ma per la prima volta stava sperimentando una paura indotta da innumerevoli fattori. Anche Life, la gatta bianca che apparteneva al precedente guardiano era agitata più del solito. I suoi fragili miagolii erano intervallati solo da brevi silenzi in cui fissava alcuni punti della stanza e indietreggiava, come se percepisse una presenza che si aggirava in casa. Un’altra notte in bianco stava per giungere al termine e consapevole che due ore di sonno fossero soltanto un danno per il suo organismo, decise di continuare a leggere il libro che aveva iniziato tempo prima. Per ironia Il libro in questione era “Insomnia” di Stephen King che aveva trovato abbandonato su una panchina poche settimane prima. Chris ricordava perfettamente il giorno del ritrovamento del libro poiché avvenne qualcosa d’inspiegabile. Come succedeva ogni fine pomeriggio stava rastrellando il cortile di casa, che per sua fortuna non era contraddistinto da nessuna croce, ma soltanto da margherite e dall'imponente albero cui dedicava tanta cura. Chris, radunando tutte le foglie cadute, pensò che quella che stesse per terminare fosse stata una giornata considerevole per la sua datrice di lavoro, avendo visto oltre dieci corpi sfilare con il proprio corteo ed essere adagiati nei propri loculi per il riposo eterno. Chris non prestava più attenzione a quanti ospiti entrassero quotidianamente nel suo cimitero, ma un’abbondanza di morte lo rendeva sempre pensieroso e distratto cosicché non si accorse del vento che stava aumentando e una violenta folata, fece volare lontano il suo berretto nero che indossava sempre per non incontrare gli sguardi distrutti di chi visitava i propri cari defunti. Con goffaggine cercò di recuperare il cappello correndogli dietro, ma il vento dispettoso lo allontanava sempre di più, finché non si posò ai piedi di una panchina di legno. Nonostante avesse soltanto trentotto anni e un fisico asciutto invidiato da tutti gli uomini della sua stessa età che iniziavano a far sporgere sul proprio addome rotondità e pelle non più tonica, Chris aveva un fiatone galoppante da sessantenne panciuto. Si sedette sulla panchina per riprendersi, ma la sosta fu veloce poiché il legno era freddo e umidiccio, cosi Chris dopo alcuni secondi era già in piedi, cappello in testa e pronto a riprendere la sua rastrellata giacché il vento aveva sparso nuovamente le foglie per l’intero cortile. Nello stesso istante in cui si stava avviando lungo il vialetto del suo villino da guardiano, vide avvicinarsi nella sua direzione delle persone vestite di nero e logorate dal dolore. Da sempre intimorito da questi incontri, come se si sentisse indirettamente in colpa per la morte di ogni singolo individuo, si risedette sulla panchina e notò un libro che prima non c’era, o come si volle convincere, non aveva visto. Per evitare di incrociare gli sguardi dei piangenti passanti, finse di leggere quel libro. Come fanno i gatti quando percepiscono un pericolo, Chris restò in quella posizione fissa per oltre dieci minuti, come per assicurarsi che non si creasse nessuna occasione di essere fermato dai visitatori del tardo pomeriggio per uno scambio di una qualsiasi parola. Alzò la testa e osservò le colline che circondavano la valle, il cielo era pronto a imbrunire ma Chris, che lavorava come guardiano da ormai quindici anni, non aveva mai visto nell'atmosfera circostante un colore cosi viola, che rifletteva sulle colline mutandole di colore. Il vento si era improvvisamente fermato e c’era una stasi d’aria, non una leggera brezza percepibile sulla pelle. Chris, estasiato da questo fenomeno, non riusciva a smettere di fissare le colline viola, poi gli occhi iniziarono a lacrimare poiché erano trascorsi alcuni minuti senza sbattere le palpebre. Nel preciso istante in cui chiuse gli occhi, un vento fortissimo lo raggiunse e sobbalzò dalla panchina vedendo che era sopraggiunta improvvisamente la notte. Pochi secondi prima il cielo aveva ancora una luce e in una millesima frazione di tempo aveva abbracciato il nero dell’universo. Chris ne fu tremendamente spaventato e corse verso casa; guardando in entrambe le direzioni percepiva delle presenze che rendevano gli alberi vivi e parlanti attraverso il vento che filtrava tra i rami. 

Nessun commento:

Posta un commento