lunedì 27 ottobre 2014

AUF WIEDERSEHEN, PULCINELLA.



Guten Morgen, Giulia.
Lo ripeteva ogni mattina guardandosi allo specchio, per migliorare la sua pronuncia. Le parole non erano taglienti e disarmoniche. Le era stato raccontato di un mondo freddo, antitetico alle calde terre del sud dell’Italia. Auf Wiedersehen, Pulcinella.
Giulia percepiva una lingua dolce e romantica. Ich liebe dich sussurrava all’orecchio di suo marito. Goffamente ridevano entrambi, sapevano quanto fosse difficile parlare il tedesco senza errori.
L’odore di Napoli che emanava la Moka si espandeva per tutta Main Strauss. Giulia si affrettava a chiudere la finestra della cucina per trattenere tra le mura quel sapore di tazzulell’ e cafè.
Giulia sorrise. Suo marito aggiunse dell’anice al caffè. Per combattere il freddo, si giustificò lui. E Giulia annuì.
Questo non è il paese del sole. Bisognava riscaldarsi in qualche modo.
E un’ora per fare l’amore di mattina non era retribuita. Il lavoro invece era ben pagato. Era prioritario su qualsiasi velleità personale.
Sciarpa, cappello e guanti, i migliori amici contro il freddo. Insieme all’anice.
Guten Tag mein lieber Giulia.
La fermata del tram era discretamente affollata.  Giulia diede un bacio a suo marito e s’incamminò verso il centro.
Francoforte aveva la sua dose di sorrisi amichevoli. Era sufficiente per affrontare al meglio un’intensa giornata lavorativa.
Il sale faceva il suo dovere, scioglieva il ghiaccio, liberando i pedoni più distratti dall’ansia di capitomboli. Le vetrine erano affascinanti, addobbate con capi d’abbigliamento e utensili mai visti prima d’ora.
Giulia sorrise nuovamente. Il cinema all’angolo di Dohm Strauss aveva in programmazione Il padrino – Parte II. Suo marito, adorava Marlon Brando e a Napoli, non si parlava d’altro.
Andare al cinema era un piccolo lusso, forse aveva trovato il regalo adatto per Natale. Baciamo le mani, avrebbe detto suo marito con tono da Corleone. E Giulia l’avrebbe interpretato come un sentito ringraziamento.
Avrebbe voluto trascorrere i candidi giorni natalizi con la sola compagnia del suo uomo. Una retribuzione d’amore senza prezzo localizzata nelle loro mura domestiche.
Giulia aveva accettato l’invito dei Cusano per la cena della Vigilia di Natale. Nel silenzio bisbigliato delle famiglie tedesche, si distingueva il tono da Opera dei pupi della famiglia siciliana che abitava anch’essa in Main Strauss.
L’unione scacciava la nostalgia, e i sapori delle festività non potevano essere trascurati.
Napoli o Palermo non aveva importanza. Siamo tutti paisà.
Gute Arbeit Giulia.
La neve aveva ricoperto tutta la banchina del fiume, era un sentiero delineato dai passi dei bambini che scendevano in strada per provare slittini e pattini portati in regalo da Nikkolaus poche settimane prima.
Giulia era giunta al SeeLord Club.
Sapeva che le sarebbe toccato lavorare il doppio delle ore per far scintillare quel club galleggiante. La sera precedente, un imprenditore di Offenbach aveva riservato l’intero locale per una festa speciale. Prost!
Il Main era già vitreo, sulla superficie una spessa lastra di ghiaccio rifletteva i deboli raggi del sole che filtravano attraverso la coltre di nubi dicembrine.
Un sottile fumo nero si disperdeva verso il cielo, il fumaiolo indicava che il battello era pronto. Il SeeLord Club era ufficialmente aperto.
Cristallizzato in un mare di ghiaccio, forniva la sottile illusione che danzare in una balera inebriata dall’odore di senape era l’unica ragione per evadere dalla quotidianità.
Era tutto diverso, per Giulia.
Spolverava la pista da ballo e ripuliva i banconi da innumerevoli residui di bevande che si univano come in un collage di storie non vissute.
Una distesa infinita di differenti bottiglie di liquori era la linea di confine tra la realtà e un desiderio che riviveva ogni mattina. Tra una sigaretta spenta e uno snaps di Jagermeister, sognava. Lei, suo marito, il SeeLord completamente vuoto e un allemande che procedeva al ritmo dei loro piedi scoordinati.
Un sogno, aufwachen Giulia!
Un colpo di tosse, e i pensieri di una danza con il suo uomo volarono lontano nel cielo, insieme al fumo del battello.
Era Mr. Fischer, il proprietario del SeeLord.
Le parole che accompagnavano il suo sguardo sembravano punitive.
I suoi folti baffi biondi impedivano d’interpretare correttamente l’espressione delle sue labbra.
Giulia rispose al suo datore di lavoro.
Guten Morgen, Mr. Fischer. Impeccabile! La pronuncia era perfetta. Bisognava passare a nuove frasi da ripetere la mattina allo specchio.
Riprese a lucidare gli sgabelli che costeggiavano il lungo bancone adiacente alla pista.
Mr. Fischer la condusse in un’altra sala.
Giulia non capiva. Nessuno degli altri dipendenti era a lavoro.
Si preoccupò. Mr. Fischer sorrise, e i baffi non crearono malintesi.
Lacrime di gioia rigarono il volto di Giulia. Nella sala delle cerimonie si festeggiava il Natale, con qualche giorno d’anticipo. Tutti i dipendenti sedevano a un posto prestabilito. Giulia intravide il suo nome su un segnaposto, si sedette. Un piatto decorato con alberelli di Natale e un ramo di pino nascondeva il vero regalo di Mr. Fischer. La paga natalizia. Trecento marchi.
L’uomo aveva una tradizione da rispettare: essere a servizio dei suoi dipendenti per un pasto durante le festività.
Giulia sognava, e osò chiedere. Mr. Fischer annuì. Il SeeLord era a sua completa disposizione per un’ora.
Un ballo d’amore, un film che riecheggiava la patria lontana e una cena in compagnia.

Non si era mai sentita al caldo come quel Natale. Frohe Weihnachten, Giulia.


LUIGI FORMOLA

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