venerdì 13 settembre 2013

Dopo il Disordine.

Tutti, prima o poi, risorgiamo.
Io sono risorto da un qualcosa che non credevo più di avere. Partendo dalla mia arte. Si, la mia è un' ARTE! Ci sono pochi modi per poter raccontare quello che sono capace di mettere insieme e in quattro lettere si può racchiudere in ARTE. Non qualcosa che sia presuntuosamente qualitativo, ma che almeno sia capace di catturare l'attenzione di chi è all'ascolto o alla lettura. Da sempre mi chiedo per cosa sia nato. L'ho sempre saputo. Lo stai leggendo in questo preciso istante. Sono nato per raccontare ogni singolo evento che mi capita a tiro, poco importa se sia realmente capitato a me, se mi sia stato raccontato da amici o da sconosciuti in un momento di confessione liberatoria. Vivo di questo, e questo è il mio obiettivo! Voler vivere di racconti, che essi siano narrati in rima attraverso una canzone o su lunghe e descrittive pagine. Non m'importa se chi condivide con me questo viaggio non stia correndo sulla mia stessa rotaia. Io ho bisogno di sentirmi libero imprimendo, giorno dopo giorno, delle parole su carta. Non è la notorietà che ricerco, ma l'empatia di chi guardandomi negli occhi, con un semplice cenno del capo in segno di assenso, mi fa arrivare la condivisione delle mie idee, che automaticamente accettate da un'altra persone diventano le nostre idee. Cosa mi aspetto dopo questo Disordine? Forse tutto, forse niente. Oggi ho avuto l'ennesima conferma che non tutti corriamo repentinamente su quelle rotaie che improvvisamente possono diventare infuocate come un Tread in un forum. Non tutti abbiamo la stessa lunghezza d'onda. Ma che sia chiaro io voglio, e non uso l'espressione vorrei perché il condizionale è fuori dal mio campo d'opzione, ripeto io voglio, vivere di questa arte. Non m'importa di attrarre a me orde di ormoni che emanano spasmi alla mia vista. M'interessa che tu mi ascolti o mi legga e dica "Cazzo! questo c'ha pienamente ragione!". E non m'importa neanche se verrò giudicato Mainstream, io ho voglia, sento l'esigenza, di scrivere di eventi che segnano la nostra vita, quelli di tutti. E ripeto mi rivolgo ancora una volta ai miei compagni di viaggio, al costo di sacrificare ciò che ho più caro della mia stessa vita, se si continua con quest'incontrollabile declino di responsabilità verso qualcosa che abbiamo costruito nel corso degli anni, sarò costretto a rinunciare a tutto il nostro mondo. Ci perderò io, ci perderete voi, non ci guadagnerà nessuno, ma non resterò in balia di un nulla che portiamo avanti da troppo, troppo tempo. Sono stanco di aspettare la fine dei miei giorni. Preferisco morire, risorgere, e riscrivere ancora una volta tutto da capo. Abbiamo bisogno di fede in quello che facciamo, ma se trovo solo un deserto d'intenzioni a dare spazio al mio domani sarò costretto, anche controvoglia a cercare una nuova direzione. Dicevo il dopo Disordine? Un nuovo Disordine. Diverso, ma pur sempre Disordine. Tutto dipende da quanto sia condivisibile questo gioco delle parti in cui non tutti hanno lo stesso ruolo. Io, consapevole del mio essere, conosco come voglio trascorrere i miei giorni.. E voi? Interrogatevi fino a distruggervi l'anima.

Luigi Formola

1 commento:

  1. Il mio disordine, anche se per brevi istanti, trova ordine quando decido di viaggiare sulla tua stessa rotaia. Il deragliamento che ne viene poi, è fisiologico, perché si torna Sempre, alla propria solitudine.
    G.

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