martedì 2 settembre 2014

Game Over

Game Over lampeggiava sullo schermo del televisore lasciato acceso prima di scendere.
Non saranno le strade virtuali di Sant’Andreas ma anche Milano ha la sua dose di giocabilità.
E Bravo sa destreggiarsi tra gli snodi cittadini e la feccia milanese. E’ degno del suo soprannome.
La piccola Annina dorme ancora.
Bravo preme pausa. E’ il momento.
Ultima corsa a Gta e direzione Sergio, tatuatore contro legge e curioso adescatore di ragazzini.
Bravo non è mai caduto nella sua rete di repressi omoni dai mille colori corporali.
Bravo ha sempre guidato il gioco, proprio come la Monster Truck che ha appena distrutto al livello sette.
Run this way. Tatuato a vita, e il resto viene da se.
Un inno alla sua indipendenza circoscrive la potenza sul suo braccio sinistro.
Nessuno se ne accorgerà. Mamma e papà non noteranno un tatuaggio nascosto in vista sulla pelle. Sono impegnati a far quadrare ogni singolo euro guadagnato, rimuovono di avere una bambina come Annina che gioca al grande fratello innumerevoli ore ogni giorno.
Milanofiori ha trasformato in una pianta carnivora il loro primogenito. Un quattordicenne che vive a contatto con le devianze del mondo. Brama il denaro, e Bravo lo ottiene.
Accende il computer nell'oscurità della sua camera mentre il buio circonda il quartiere nascosto dal cemento di un centro direzionale. 
Nonni, zii, padri e fratelli. Sono multi-direzionali le conversazioni cibernetiche di Bravo.
Imbocca sempre le strade giuste.
Maggiori sono le richieste, più alto è il prezzo da pagare.
Il cazzo. E’ quello che costa di più. E Bravo lo sa bene.
Lo mostra all'occhio della camera e a sguardi che parlano di desiderio tacito.
Bravo è furbo. Pur sempre un ragazzino.

Nessun incontro è la sua regola. Lo canta anche Emis Killa nelle sue canzoni.
Ottieni soldi, ma senza sporcarti troppo le mani.
Nessun incontro, ma la multi direzionalità di Milano non ha limiti.
Una districata rete di coincidenze e le connessioni non sono più soltanto un url da chiudere ottenuto il denaro necessario e aver ceduto un briciolo della propria integrità, sempre più lontana.
Sergio incide sulla pelle di Bravo e uno sguardo riporta in superficie un volto visto attraverso lo schermo poche ore prima.
Finge indifferenza, e sputa. Rigetta l’idea di aver fatto godere un porco che mostra mascolinità solo per non vivere reconditi desideri.
Bravo si guarda le spalle, è ora di tornare a casa.
Percorre poco meno di cento metri, i passi diventano l’eco di un respiro affannoso che conosce bene.
Casa, sembra vicina. Annina dorme ancora. I suoi sogni sono incubi in divenire.
Bravo sbatte alle sue spalle la porta di casa e si appoggia come per tenere fuori il peso del mondo. Quello deviato.
Crede di aver seminato l’uomo dai mille colori corporali.
Driiiin, suona la porta. Bravo riconosce il respiro. Non osa chiedere chi è.
L’interconnessa rete di contatti è giunta nella realtà. Proprio sulla soglia di casa. A Milanofiori.
Bravo, una piccola mosca pronta a essere fagocitata da una pianta carnivora decisamente desiderosa di carne fresca.


LUIGI FORMOLA

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