Meriem provò a gridare. Nessun suono uscì dalla sua bocca. Intanto nei
Docks continuava a rimbombare il suono della sirena che richiamava i marinai
dormienti pronti a scaricare la merce. Un blocco di cemento aveva piantato
Meriem all’asfalto solidificandosi con il sangue di Thomas che raggelò in pochi
secondi. Jack era davanti ai suoi occhi. Un’evidente ferita al petto. Di cosa
diavolo era fatto quest’uomo? La risposta era chi Diavolo era. Il suo volto non aveva nulla dei suoi tratti
umani. La bocca mostrava lo stridersi di denti che si rompevano e mescolavano
sangue e saliva, gli occhi sfrecciavano senza seguire una traiettoria ben
precisa. E il cuore pulsava in gola, come se quella fosse la sua sede. Risuonò
una voce che proveniva da mondi lontani, non terreni. “Piccola Meriem,
sorellina. Io sapevo già tutto. Questa era la fine”. Il fiato corto di Meriem
si propagava sempre più lentamente nell’aria. Le nuvolette di fumo gelato
diventavano sempre più piccole, insignificanti. Come la sua vita in quel
momento. Sarebbe morta, anche se Jack non avesse compiuto il suo lavoro. Il suo
cuore non avrebbe retto. “I nostri genitori hanno pensato che io fossi il male.
Tu sai che sono frutto delle loro passioni sfrenate. Nostra madre era una
troia. Sono il risultato di molti uomini diversi. Capisci piccola Meriem? Voi
siete stati i figli che desideravano…io un mostro mentre la mammina godeva in
un’orgia. E Dio, o qualcuno ai piani bassi ha messo il male dentro di me.
Volevo solo una vita come la vostra. Non ho potuto. Ringrazia la succhiacazzi.
La rivedrai tra poco”. Jack stramazzò al suolo. Meriem era salva. Non aveva
visto il coltello piantato nel suo cuore. Si accorse di essere morta pochi minuti
dopo. E tre, fu il numero perfetto di gemelli morti nella stessa notte.
LUIGI FORMOLA
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