sabato 5 luglio 2014

Three is a deadly number. (PARTE III)

Meriem provò a gridare. Nessun suono uscì dalla sua bocca. Intanto nei Docks continuava a rimbombare il suono della sirena che richiamava i marinai dormienti pronti a scaricare la merce. Un blocco di cemento aveva piantato Meriem all’asfalto solidificandosi con il sangue di Thomas che raggelò in pochi secondi. Jack era davanti ai suoi occhi. Un’evidente ferita al petto. Di cosa diavolo era fatto quest’uomo? La risposta era chi Diavolo era. Il suo volto non aveva nulla dei suoi tratti umani. La bocca mostrava lo stridersi di denti che si rompevano e mescolavano sangue e saliva, gli occhi sfrecciavano senza seguire una traiettoria ben precisa. E il cuore pulsava in gola, come se quella fosse la sua sede. Risuonò una voce che proveniva da mondi lontani, non terreni. “Piccola Meriem, sorellina. Io sapevo già tutto. Questa era la fine”. Il fiato corto di Meriem si propagava sempre più lentamente nell’aria. Le nuvolette di fumo gelato diventavano sempre più piccole, insignificanti. Come la sua vita in quel momento. Sarebbe morta, anche se Jack non avesse compiuto il suo lavoro. Il suo cuore non avrebbe retto. “I nostri genitori hanno pensato che io fossi il male. Tu sai che sono frutto delle loro passioni sfrenate. Nostra madre era una troia. Sono il risultato di molti uomini diversi. Capisci piccola Meriem? Voi siete stati i figli che desideravano…io un mostro mentre la mammina godeva in un’orgia. E Dio, o qualcuno ai piani bassi ha messo il male dentro di me. Volevo solo una vita come la vostra. Non ho potuto. Ringrazia la succhiacazzi. La rivedrai tra poco”. Jack stramazzò al suolo. Meriem era salva. Non aveva visto il coltello piantato nel suo cuore. Si accorse di essere morta pochi minuti dopo. E tre, fu il numero perfetto di gemelli morti nella stessa notte.




LUIGI FORMOLA 

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