giovedì 3 luglio 2014

Three is a deadly number (PARTE II)

Meriem guardava il volto di Jack; aveva gli occhi chiusi, morti, già lontani dalla vita e per la prima volta ritornavano alla mente le parole del padre. Jack aveva lo stesso taglio d’occhi della loro mamma, e tanti altri lineamenti che non appartenevano alla loro famiglia. Jack aveva un legame diretto con Meriem e Thomas. Di sangue. Un fulmine a ciel sereno aveva colpito i due gemelli alcuni mesi prima. Sul letto di morte, il padre, Arnold Black, aveva deciso di sollevare un macigno dalla propria anima e confessare un segreto che aveva logorato per trent’anni la sua unione familiare. La moglie, Juliet Black, non aveva resistito alla presenza del male nella loro famiglia. Lei sapeva com’era stata concepita quella creatura. Non avendo il coraggio di uccidere un bambino indifeso solo nell’aspetto decise di abbandonarlo, liberandosi dalla presenza di un diavolo sotto candide spoglie. E poi si abbandonò anch’essa, congedandosi dalla vita. Non morì, fissò il nulla per dodici anni prima di tirare l’ultimo sospiro. Qualcosa aveva portato la vita di Juliet Black con sé. Qualcuno. “Figli miei, voi avete un fratello, che Dio non faccia mai incrociare le vostre vite alla sua insulsa malvagità”. Nessun amore nelle ultime parole di Arnold Black, solo un avvertimento. Thomas e Meriem avevano finalmente interpretato un sogno che li perseguitava da anni. Un vagito, un piano acuto, stridulo come una lama che graffia una lavagna e fa scorrere i brividi lungo la schiena. Un pianto di un bambino che si univa ad altri due. Tre. Non era un sogno. Avevano la conferma che i loro fossero ricordi d’infanzia. Un pianto li portava lontani, quasi a uno stato prenatale e un suono acuto li faceva ripiombare nel presente. La nave suonava l’ultima sirena. Erano a poche centinaia di metri di distanza. Dal ponte della nave giungevano le prime voci. Salvezza si leggeva sul volto di Meriem che fissava costantemente Jack. Gettò le braccia al collo di Thomas e socchiuse gli occhi. Non temeva più quel fratello che aveva reso un inferno il suo, il loro, mondo di oggetti antichi e ben curati. “Thomas è finita, dimenticheremo tutto. Saremo solo tu ed io. Nessun altro fratello. Dimenticheremo. Dimenticheremo, ne sono sicura”. Gli occhi chiusi, serrati, di Meriem stavano già iniziando a elaborare un metodo per eliminare la persecuzione di Jack avvenuta negli ultimi mesi. Più chiusi erano gli occhi, più Meriem pensava di dimenticare in fretta. Passarono pochi secondi di silenzio. Nessun rumore, neanche dei marinai pronti a scendere dalla nave. Thomas non aveva risposto. Forse aveva già dimenticato. Eppure i ricordi pesavano, cosi come iniziava a pesare il corpo di Thomas tra le braccia di Meriem. Una sensazione di calore avvolse il volto di Miriam. Thomas era diventato troppo pesante. Un abbraccio dovrebbe alleviare i brutti ricordi. Il loro incubo non era finito. Meriem riaprì velocemente gli occhi. Sul suo volto il calore era dettato dal sangue che sgorgava dalla bocca di Thomas. Era morto, in silenzio. Meriem lasciò cadere il corpo del fratello permettendo al sangue di proseguire il suo flusso. Una macchia che si allargò fino a ricongiungersi al sangue di Jack. Un sussulto. Il corpo dell’altro gemello non giaceva più morto.



LUIGI FORMOLA

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