Johnny ritorna da Las Vegas su di
un volo di linea dopo aver eseguito il suo incarico. Il tredicesimo per
l'esattezza. È il miglior killer a pagamento sulla piazza. Ma questa volta era
stato diverso, cazzo se era stato diverso. Questa volta ha trovato il tassello
mancante a lungo cercato. L’ultimo incarico è stato una rivelazione. Larry
Fishman, l’obiettivo di Johnny, pur di tentare di salvarsi ha spiattellato i
piani dell’organizzazione. L’anello debole che fa mutare tutti gli eventi
futuri. Dallas, 22 Novembre. La data del prossimo attentato per rimostrare
contro il presidenzialismo americano. Johnny
lavora sottobanco per la Casa Bianca da oltre vent’anni, ha visto la vittoria
del suo paese su Hitler e ha visto insidiare il nuovo nemico sempre più
lentamente mimetizzandosi tra le folle. Johnny chiama chi gli detta ordini e
comunica la sua notizia. “Procedi” sono le uniche indicazioni che gli sono
fornite. Ha solo cinque giorni per attrezzarsi, e il presidente Kennedy non cambierà
percorso per il suo corteo. Johnny arriva a Dallas e sente aumentare la
tensione. Setaccia il percorso e tutti gli edifici circostanti. Bingo! Il
giorno del colpo Johnny trova della dinamite piazzata al primo piano di un
albergo. Questa volta non vogliono puntare al presidente, ma far sentire che
sono presenti e che possono minare il potere. Johnny guarda attraverso la
tenda, il corteo è iniziato, le strade sono piene e tra meno di mezz’ora, il
presidente passerà per il quartiere dell’albergo. Ha un sussulto. Deve chiamare
subito gli artificieri per far disinnescare la bomba. Si sta per trasformare da
Killer a eroe. Spegne il suo sigaro sul muro e si precipita alla reception. Il
caos. Mentre aspetta una risposta dall’altro lato del telefono, nota una
confusione mista a paura, tutti sono nella Hall a fissare increduli la
televisione. Il presidente Kennedy è stato assassinato. Tre colpi di cui due a
segno. Qualcun altro oltre l’organizzazione aveva pianificato la morte di
Kennedy a Dallas. Johnny lascia cadere la cornetta e torna nella camera con la
dinamite, deve fare qualcosa. La porta è aperta. Johnny estrae la pistola e si
mimetizza con le mura. C’è qualcuno che sta armeggiando con l’innesco della
bomba. E’ una figura femminile. Johnny osserva, intuisce cosa sta succedendo. Lei
stava disinnescando delicatamente il congegno, quando notò qualcosa. Solo una
persona poteva aver fatto ciò. Un sigaro, un cubano, spento contro il muro.
Proprio come faceva suo padre. Erano circa dieci anni che non si vedevano, e
non poteva immaginare che le loro strade si sarebbero potute riunire dopo che
lei aveva ucciso a sangue freddo sua madre per rubarle l’automobile. Aveva
fatto carriera, ora era una terrorista in piena regola. Il timer smette di
lampeggiare. Sembra esserci riuscita. Non ha tempo di rilassarsi. Un colpo le
perfora il cranio proprio com’era successo al presidente pochi minuti prima.
Johnny si era riscoperto estremamente patriottico. Gira il corpo della ragazza
e lo riconosce. E’ cambiato, più duro. Ma è sua figlia. Non prova nulla. E’
solo consapevole che la situazione è precipitata. Il presidente morto, una
camera d’albergo con dinamite e la figlia di Johnny Hurts freddata con un colpo
sono un combo che lo portava dritto in gattabuia. Considerate le circostanze poteva
fare solo una cosa: doveva nascondersi in Tibet. Il luogo preferito dai Killer
per godersi la pensione o sfuggire alla sedia elettrica.
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